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Vangelo secondo Luca 9,43-45

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

UN CAMMINO DA FARE

 

Com’era la compagnia di Gesù con i discepoli? Queste parole rendono nota la grande diversità tra la prospettiva di Gesù e quella di coloro che lo seguono. Gesù ha ben chiara la via della croce; i discepoli invece non capiscono le sue parole e ne restano intimoriti. Nonostante tutto, non se ne vanno. Un’attrattiva misteriosa li mantiene uniti a Gesù, mentre hanno ancora un lungo cammino da percorrere. In modo diverso, è quello accade anche a noi. La Sua fedeltà suscita la nostra fedeltà.

Vangelo secondo Luca 9,18-22

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

IL CRISTO REALE

Ci fa bene incontrare più volte questo Vangelo nel corso dell’anno. In realtà, questa domanda fiorisce ogni giorno. Chi è Cristo per me oggi, mentre vivo, lavoro, amo, mentre incontro gioie e dolori, attrattive e difficoltà? La risposta non consiste soltanto nel rinnovarsi di un atto di fede, ma nel mettersi dietro a ‘questo Gesù’, superando ogni volta la tentazione di inventarci un Cristo costruito su misura, per accogliere la sua reale presenza nella nostra vita.

 

Vangelo secondo Luca 9,7-9

In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

CURIOSITA’

La curiosità è un’attrattiva che coinvolge tutta la vita e sospinge a conoscere e ad agire. Esiste anche la curiosità maligna, che apre la strada a conoscere il male e ad attuarlo. Quest’ultima è la curiosità di Erode. In questo modo, egli perde l’occasione della vita: potere incontrare Gesù come salvatore. Ne ricaviamo un giudizio anche sulla nostra vita: che cosa cerchiamo, da che cosa ci lasciamo attrarre? Verso dove, dietro a chi camminiamo?

Vangelo secondo Luca 9,1-6

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

NULLA PER IL VIAGGIO…

Abbiamo in mente le nostre valigie stracariche prima di un viaggio e le nostre provviste sovrabbondanti per ogni evenienza. E anche quando si parte per una missione, oppure quando è in gioco un trasferimento, quante cose dobbiamo portare con noi? Quanti progetti e quante paure ci appesantiscono il cuore? Gesù ci dona la libertà del Vangelo, con l’unica ricchezza da portare in cuore. Liberi per l’annuncio e per la gioia della testimonianza. Questo ci rende veri e – se Dio vuole – anche efficaci.

Vangelo secondo Matteo 9,9-13

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

LA FESTA DEL PERDONO

Quella di Matteo appare come una chiamata improvvisa e spiccia. Nel Vangelo che porta il suo nome, avviene quando il ministero di Gesù è già avviato; alcuni altri apostoli sono stati chiamati, molte parole di Gesù sono state proclamate, molti miracoli sono stati compiuti. Possiamo pensare che Matteo conoscesse già bene Gesù e già fosse attratto da Lui. Gesù lo trova nella compagnia dei suoi ‘colleghi di lavoro’, pubblicani e peccatori, e insieme fanno festa. La festa del perdono e della missione.

Vangelo secondo Marco 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

VIVERE PER UN COMPITO

La vita è una chiamata-vocazione a un compito. Possiamo ripetercelo all’inizio dell’anno pastorale, dell’anno scolastico, di questo tempo in cui riprende il lavoro normale. Non è la ricerca del primo posto o del posto migliore: è un servizio a Dio lì dove siamo, in famiglia e nel lavoro, a favore della vita nostra e altrui. Vivere con questa coscienza, aiuta a svolgere con gusto il compito che ci è affidato. Liberi dalla pretesa di risultati, gratificazioni, ricompense. Il campo è del Signore e la ricompensa vera è la sua amicizia. Con un occhio di rispetto e un cuore di riconoscenza in particolare verso i sacerdoti che impiegano la vita nelle nostre comunità.

Vangelo secondo Luca 8,4-15

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

UNA QUESTIONE DI CUORE

Gesù parla con figure. Espresse con il linguaggio figurato, le parabole suonano ambigue per le persone complicate, mentre diventano chiarissime per i semplici. Così è anche per tutta la parola di Dio e la stessa persona di Gesù. Quando lo si accoglie con fiducia come amico e si sperimenta la sua vicinanza, comincia a svelarsi il mistero della sua vita: il seme cresce e la pianta fiorisce e porta frutto. Si tratta prima di tutto di una questione di cuore.

Vangelo secondo Luca 8,1-3

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

LE DONNE CHE SEGUONO GESU’

Donne che seguono Gesù: e quali donne! Donne liberate dal demonio o da malattie, donne facoltose e nobili, che servivano Gesù e i Dodici ‘con i loro beni’. Quasi stentiamo a immaginarlo. E ringraziamo Luca per questa pennellata del suo Vangelo. Seguiranno altre donne tra cui la prestigiosa mistica e scienziata Ildegarda. Altre donne, solitarie o spose, o in ‘mistica coppia’ con santi uomini, come documenta Donne Chiesa Mondo, l’allegato di settembre all’Osservatore Romano (cfr Nuova Scintilla pag 18).

 

Vangelo secondo Luca 7,36-50

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

I CAPELLI DELLA PECCATRICE

La donna peccatrice compie un gesto di estrema audacia e di inaudita tenerezza. Dovevano essere immensa l’attrattiva di Gesù, la fama della sua misericordia, la grandezza del suo cuore, per permettere alla donna questa libertà di iniziativa. I suoi capelli, maliziosamente affascinanti, asciugano ora i piedi di Gesù, abbondantemente profumati. Uno scandalo per i ‘benpensanti’ ipocriti, una salvezza per la donna. “Sono venuto non per i giusti, ma per i peccatori”, diceva Gesù.