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UNA CONTENTEZZA STRANA

Una contentezza strana, che nasce da dove non te l’aspetti. Lo dice Alessandra, una degli universitari che passano qualche ora alla settimana con i ragazzi di Portofranco, accompagnati nello studio ciascuno da un insegnante. Portofranco è iniziato nel novembre del 2000 dall’intuizione di un sacerdote educatore, don Giorgio Pontiggia. Occorreva partire dal bisogno che i ragazzi esprimono di più, da punto in cui fanno più fatica, lo studio. L’educazione richiede un rapporto personale a tu per tu. Il nome è spuntato da un ragazzo: “Portofranco”, come un luogo libero, in cui ciascuno si gioca con la sua libertà. All’impresa aderiscono giovani universitari, insegnanti in pensione o no, libri professionisti, altre persone. A Portofranco arrivano ragazzi di tutte le scuole, italiani e stranieri. Lo diceva già Plutarco: “I ragazzi non sono vasi da riempire, ma fuochi da accendere”. Arrivano spenti, appassiti, spesso mortificati da insuccessi scolastici o da situazioni familiari complicate. Qui trovano accoglienza e un sorriso. Come la ragazza che non si era fatta vedere per un anno, temendo una solenne ramanzina a causa della sua bocciatura; al suo ritorno trova un abbraccio e l’insegnante che le dice. “Mi sei mancata”. Negli anni, l’esperienza di Portofranco si è allargata in decine di altre città, e l’autore di questo libro ha percorso l’Italia da Milano a Rimini, da Napoli a Palermo, da Chiavari a Ravenna, da Verona a Gioia del Colle, raccogliendo una sequenza di centotredici volti di cui racconta il dramma e il riscatto. Ogni capitolo del libro riprende una fantasmagoria di colori nei racconti dei protagonisti dell’avventura educativa. Come dice il Cardinal Zuppi nella prefazione: “Il libro è una miniera dove, lavorando, si trovano, un po’ incrostate e nascoste, piccole o grandi pepite. I ragazzi ‘sbarcano a Portofranco come ultima spiaggia e vi trovano una seconda casa”. E aggiunge: “E’ un libro di storie di persone di fatti, di creatività originale, che ci parlano di incontri, di fatiche, di diffidenze, di gioie, di soddisfazione, di riconciliazione, di fuoco e di passione” L’ultimo capitolo registra un grappolo di testimonianza di ragazzi e insegnanti che mettono in comune la loro esperienza, per rendersi di più conto del suo valore. Nel mare di tante dolorose vicende del mondo giovanile, una cammino concreto di educazione e integrazione.

Davide Perillo: FUOCHI ACCESI, I ragazzi di Portofranco, un’esperienza di educazione e integrazione, San Paolo, Milano 2022 , pp 144 € 14,00

Angelo Busetto

 

LE OTTO MONTAGNE

Anche se un libro già attira per la sua fama, solo una lettura personale può dare conferma del suo valore. Questo libro è tradotto in più di 40 paesi e viene svelato in un apprezzatissimo film. Il titolo rimanda alle montagne dell’Himalaia, ma in realtà i capitoli sono numerati con il titolo dall’uno al dodici, e le tre parti in cui è suddiviso evocano i tre tempi della vita: Montagna d’infanzia, La casa della riconciliazione, Inverno di un amico. Per chi ama la montagna, ma anche per chi è appassionato alla vita, il percorso di lettura conduce a una immedesimazione con il protagonista, con le sue vacanzae di ragazzo nelle prime camminate e arrampicate dietro il padre. La vicenda familiare si intreccia discretamente con l’asprezza e il fascino della montagna, e viene a coincidere con la scalata della vita e la costruzione della personalità. L’uomo si specchia nel paesaggio che attraversa e nel mondo in cui vive. Vale per il protagonista e vale soprattutto per l’amico Bruno, stretto nel breve orizzonte dei monti e del lavoro agricolo. Avviene poi il passaggio a un’altra altezza, gli ottomila del Nepal, che tuttavia rappresentano uno strappo piuttosto che una semplice svolta. Il ritorno è ancora lì, alla baita ricostruita, alle bestie da accudire, alla vita che guarda in su. Il canto dell’amicizia tra il montanaro Bruno e il protagonista irrubustisce la lettura, mentre la nenia dell’amore materno, raffigurato nell’anziana madre e nella madre più giovane, fa spirare un’aria lieve sul dramma di un uomo tentato di chiudersi in se stesso.

Paolo Cognetti, Le otto montagne, Einaudi 2016 e 2018, 14.a edizione 2023 pp 204 € 13,00

Angelo Busetto

SECONDO PILATO

Tra i personaggi citati nel Vangelo, a contorno della figura di Gesù, emerge Pilato, che la liturgia nomina nel Credo della Messa al fine di collocare la passione di Gesù in un punto preciso della storia. Pilato viene coinvolto suo malgrado nel processo di Gesù e viene indotto a pronunciare la definitiva sentenza di morte. Il Vangelo registra il suo breve, intensissimo dialogo con Gesù, un varco nel mistero della verità e quindi della giustizia; viene nominata anche la moglie di Pilato, alla quale la tradizione attribuisce il nome di Claudia.
Pilato in prim’ordine e la moglie in contrappunto sono diventai oggetto di interesse soprattutto in campo letterario, con vari tipi di narrazione, in particolare da parte di Elena Bono con ‘La moglie del procuratore’ e Schmitt con ‘Il Vangelo secondo Pilato’, già presentati in questo settimanale. In questi ultimi mesi incontriamo Pilato nell’opera di un giovane scrittore, classe 1991, con un titolo che richiama il Vangelo, ‘Secondo Pilato’. Racconto romanzato e storia si intrecciano con abilità nei due stadi di vita di Pilato, il primo che ne descrive l’origine sannita e la collaborazione alla gloria di Roma attraverso imprese belliche che lo mettono in rapporto con illustri personaggi; il secondo, che corrisponde alla sua nomina di procuratore della Giudea. Pilato emerge per il carattere forte, la tempra di indipendenza, caratteristica del Sannio, regione conquistata ma mai domata dall’imperialismo romano. Il tutto è raccontato nell’ordito di una Roma che domina il mondo ma è attraversata da drammatiche contese tra i capi, di alcuni dei quali è ben palese la corruzione. L’abilità del narratore si muove tra precisi ambientazioni storiche e invenzioni di fantasia e recupera nel contesto di tutta la vicenda altri personaggi che incontriamo fuggevolmente nel Vangelo, come Longino e il centurione Cornelio, insieme con quanti sono coinvolti nella condanna di Gesù, Erode e Caifa. L’interesse della lettura sale con il procedere delle pagine, e si intensifica nella descrizione del drammatico rapporto tra Pilato e la moglie Claudia, con accenti particolarmente coinvolgenti nel contesto della condanna di Gesù.
La vicenda di Gesù coinvolge un mondo e si estende nel tempo, inseguendo Pilato e condizionando la sua vita oltre la sua funzione di procuratore, fino alla conclusione che si impenna in un drammatico imprevisto.
Camillo Bartolini, Secondo Pilano, romanzo, prefazione di Stefano Alberto, Cantagalli, Siena 2023, pp 350 € 20,00

Angelo Busetto

 

Che non si trattasse di una esperienza come altre, pur tese al riscatto e alla ripresa di giovani massacrati dalla droga, si intuisce già dal titolo, dove dominano le parole ‘miracolo’ e ‘imprevisto’. Qui dunque non prevale il ‘programma terapeutico’, nè viene messo a tema l’impianto medico-psicologico. Di cosa si tratta dunque? Per dirlo quasi per slogan: non il malato, ma la persona. Il punto di partenza, che poi continua nel tempo, è lo sguardo di simpatia e di apprezzamento: “Tu vali, tu sei prezsioso”. La tua persona, prima del tuo male, della tua confusione, tristezza, delusione.
Questo sguardo traspare da tutte le pagine del libro, che raccontano i primi approcci con i ragazzi all’ingresso in comunità, e documentano i due incontri quotidiani, al mattino e al pomeriggio, in cui si dialoga insieme, si racconta, si vive. Una energia indomabile, che mai si arrende di fronte alla sconfitta e alla lotta che riprende ad ogni istante.
L’educatore – Silvio Cattarina – e quanti collaborano con lui, non possiedono prima di tutto una tecnica da praticare, ma vivono la stessa posizone di fronte alla vita, sono riconoscenti per il sole e le stelle e i doni di ogni giorno. Vivono di gratitudine per la propria esistenza e questo li predispone a guardare e accogliere la vita altrui. Mentre guardano l’altro nel suo passato, nel presente e nella speranza del futuro, hanno gli occhi fissati sull’Altro, Gesù, senza nascondimenti e senza reticenze.
Questo libro riporta le parole che vengono dette e i fatti che accadono. Dalle pagine sgorga l’aria fresca della vita che riprende a nascere, attraverso i racconti ei giovani. E’ il Miracolo dell’Imprevisto, che si svela inaspettato e fa fiorire il prato come a primavera. A tratti sembra una favola, se non fosse una storia reale con un tempo e uno spazio, che ha fatto rinascere molte centinaia di ragazzi.
“Un impreviso è la sola speranza”, scriveva Montale. E se lui aggiungeva: “Ma mi dicono che è una stoltezza dirselo”, l’espereinza qui raccontata documenta che la risurrezione di Gesù si ripercuote in chi lo incontra oggi.
L’opera l’Imprevisto, ramificata in una serie di percorsi, ha sede a Pesaro.
Silvio Cattarina, Voglio il miracolo! Emergenza educativa: un imprevisto è la sola speranza. Itaca 2022, pp 192 € 16,00.
Angelo Busetto

IL PENSIERO FILOSOFICO DI GIUSSANI: REALTA’, PERSONA, COMUNIONE

Teologo ed educatore: sono questi i due aspetti della personalità di don Luigi Giussani, che emergono anche nella successione dei tempi della sua vita, prima nell’insegnamento della teologia, poi nel rapporto con il mondo giovanile. In parallelo, questo volume presenta un’altra dimensione di don Giussani: il suo pensiero filosofico. Il che rimanda al suo concetto di ragione e al realismo, come si incontrano fin dalle prime pagine del suo libro più famoso, il Senso religioso. Il cammino di fede intrapreso da don Giussani, approfondito a livello teologico e attuato a livello pedagogico, muove i primi passi sul terreno della ragione e del soggetto che ragiona. Giussani accompagna i suoi interlocutori a ‘rendersi conto’ – come già suggeriva San Pietro - ‘della speranza che è in noi’. Rendersi conto della realtà, incontrata nella sua oggettività, attraverso la percezione del cuore; inteso in senso biblico, il cuore identifica l’uomo intero, munito di intelligenza, affettività, volontà. Questa premessa introduce a riconoscere e approfondire il ‘pensiero filosofico’ di don Giussani, in questo ampio saggio, frutto del lavoro intrapreso da ventisei autori, in gran parte filosofi professionisti in Università non solo italiane.

I fondamenti del pensiero filosofico di Giussani sono rilevabili nella sua apertura alla realtà fattuale, che rimanda alla nozione di ‘essere’, così come lo descrive l’ontologia cristiana sulla linea che va da Agostino a Tommaso d’Aquino e prosegue fino ai nostri giorni: un’attenzione a quello che esiste e a quello che accade. Da qui derivano l’accentuazione della categoria di ‘avvenimento’ e poi di ‘esperienza’, intesa non come occasionale e fuggevole, ma come contributo alla formazione della persona. L’io, il soggetto umano che pensa e agisce, viene considerato in tutto il suo valore; così, il concetto di ragione non si esaurisce nel procedimento logico, ma include la comprensione affettiva e comunionale.

Il pensiero filosofico di Giussani deriva dagli studi che l’hanno messo in contatto con autori classici e moderni, e si esprime nella sua impostazione di vita, nell’impianto del suo insegnamento in ambito universitario e scolastico e nello sviluppo della sua opera pastorale ed educativa. Gli interventi di questo volume permettono di coglierne le radici, e nello stesso tempo ne svelano la collocazione nel panorama della modernità. E’ il passaggio da una visione statica della realtà, a una comprensione storica e in via di sviluppo, sempre tesa a guardare e a imparare. Giussani si paragona con poeti, scrittori, grandi autori. Alcuni interventi del volume si soffermano sul rapporto con la filosofia e teologia protestante americana, con Newman e von Balthasar, riferendo una ricca serie di contatti con poeti, scrittori, artisti. Il percorso di questa indagine vasta e complessa permette di introdursi nel cuore e nella mente di un uomo che, attraverso i contributi della storia e della vita, ha aperto il cammino della fede a tante persone nel mondo, con nuova intensità e nuovo fascino.

Carmine Di Martino (a cura), VIVERE LA RAGIONE, Saggi sul pensiero filosofico di Luigi Giussani, Bur saggi 2023, pp 550 € 20,00

Angelo Busetto

Sentieri di donne che incontrano Dio

Un mondo sconosciuto, guardato a volte con sospetto, tanto più quando viene rappresentato da protagoniste femminili. La parola ‘mistica’ appare velata di mistero non come luce inafferrabile, ma come nube o nebbia. Sarà necessario lasciarsi prendere per mano da chi ne ha fatto esperienza e ci conduce per nuovi sentieri. E’ il cammino proposto dall’autrice di questo libretto sottilissimo e profondo, che ci accompagna all’ascolto di alcune donne. Etty Hillesum è già famosa per i diari e le lettere, nella drammatica vicenda che l’ha condotta a morire in lager a ventotto anni. Simone Weil è nota per il coinvolgimento con le lotte operaie. Adrienne von Speyr è la grande ispiratrice del teologo-cardinale Von Balthasar che ne ha trascritto le ‘rivelazioni’; Cristina Campo è apprezzata dai letterati. Accanto a loro, Madeleine Delbrel e Antonella Lumini, piuttosto nell’ombra. Che cosa accomuna queste donne che emergono sulla scia delle antiche Ildebranda di Bingen, Caterina da Siena, Teresa d’Avila? La vita porta in sé un segreto infinito, che non spazia solo tra le galassie, ma penetra la profondità del cuore. Un cuore che riflette l’identità trinitaria del Creatore; uno squarcio sull’abisso dell’essere, svelato nel suo fascino misterioso.

Qual è il contenuto della mistica? Che cosa ‘vedono’ i mistici? I mistici ‘vedono Dio’ nei drammi della storia e nello proprio specchio del loro essere, e vivono dell’immensa ricchezza di un dialogo spesso senza parole. L’assenza di Dio si capovolge in presenza, come in Simone Weil. Etty Hillesum vuole ‘aiutare Dio ad essere presente nel lager’, e per questo cerca il bene presente e ama i persecutori. Cristina Campo trova nelle favole la trama dell’azione di Dio; Adrienne von Speyr vive immersa nel dialogo fra le tre persone divine. Questa lettura accompagna a percorrere sentieri di novità e bellezza, conducendo a scoprire un mondo nuovo, che vive e fa vivere nel tempo e nell’eternità.

Wanda Tommasi, Vivere Dio qui ed ora, La sapienza mistica di autrici del nostro tempo, Prefazione di Antonietta Potenze. Paoline 2023, pp 94 , € 11,00

Angelo Busetto

Gianluca Attanasio, Una strada nella tempesta. Attualità

UNA SAPIENZA ANTICA ACCOMPAGNA IL TEMPO PRESENTE

La storia dell’umanità è un tappeto intessuto di molti fili. Alcuni di questi emergono per il vivido colore e per la robustezza che sostiene la tessitura. Si può dire che rappresentano i grandi uomini o le grandi donne che danno contenuto e vigore alla storia umana. Alcuni vengono segnalati con l’appellativo ‘magno’, per definirne la grandezza della personalità e dell’opera. Gregorio Magno, monaco e papa, è tra questi. Nato a Roma nel 540 e morto nel 604, la sua vita si intreccia con vicende drammatiche. Dopo la caduta dell’Impero romano, l’Occidente è attraversato dalle invasioni barbariche che arrivano ad occupare la penisola italica. Il tempo della vita di Gregorio coincide con l’invasione dei Longobardi. Già prefectus urbis a Roma, viene inviato a Costantinopoli da papa Pelagio. L’attrattiva della vita del monastero, condivisa con altri amici, è un punto fondamentale della sua esistenza, perché gli permette di ritrovare se stesso e di sperimentare la gioia dell’incontro con Dio. Tuttavia, egli non può rimanere nella quiete monastica. Alla morte di Pelagio, viene eletto papa, per sostenere l’urto dei Longobardi e tenere saldo il timone della chiesa. La sua esistenza si svolge tra vita attiva e vita contemplativa, l’una bisognosa dell’altra, disposte ad arricchirsi vicendevolmente. Ed è in questa fruttuosa tensione che emerge la personalità di Gregorio, autore della famosa ‘Regola pastorale’ consegnata ai pastori d’anime, e di vari commenti biblici.

Sulla filigrana del commento di Gregorio al libro di Giobbe, ma anche di altri suoi scritti, l’autore di questo prezioso libretto svolge il suo percorso, non attraverso un commento letterale, ma riflettendo sui testi di Gregorio il riverbero della sua propria esperienza spirituale e pastorale. La personalità di Gregorio che si confronta con il dramma del suo tempo incrocia il dramma del nostro tempo, nei percorsi della vita spirituale e comunitaria, e in particolare nell’esperienza tra i giovani. Si scopre che, pur nella diversità dei tempi e dei modi, il cuore dell’uomo subisce sostanzialmente le stesse tentazioni, reagisce con gli stessi slanci e si incammina per le stesse strade. Emergono i tratti di una sapienza antica e sempre nuova, nella ricerca di Dio, nell’ascolto della sua parola, nella vita comunitaria. Come una pianta che, a partire dal seme, diventa albero e porta tanti frutti. Percorrendo le pagine di commento, di riflessione, di vita vissuta, si potrà scegliere fior da fiore un argomento, una massima, una riflessione, un intero percorso di vita. Scrive Gregorio: “Se io non mi sforzo di accettare voi così come siete e voi non vi impegnate ad accettare me così come sono, non può sorgere l’edificio della carità tra noi, che pure siamo legati da amore reciproco e paziente”.

Gianluca Attanasio, Una strada nella tempesta. Attualità dell’esperienza di Gregorio Magno. Prefazione di Massimo Camisasca. Cantagalli, Siena 2021, pp 202 € 17,00

Angelo Busetto

UNA COLLANA DI GIORNI

Un gioiello, piccolo e prezioso. Alla prima occhiata il libretto bianco risplende con limpidezza. Te lo rigiri tra le mani, scoprendo di pagina in pagina un bagliore, una figura, un colore. Come quando si ha a che fare con un oggetto delicato, che non vuoi contaminare, ma di cui vuoi cogliere i riflessi. Si tratta di un bambino, e di suo padre che racconta. La scansione dei giorni della settimana, mercoledì, venerdì. Il figlio – due anni - ha un passo strano. Una visita all’ospedale: “Non è niente”. Poi un’ulteriore indagine e si torna a casa. La chiamata improvvisa dall’ospedale: “Venga con il bambino”. Leucemia. Ricoverato, lì dove ci sono tanti altri bambini con il capo pelato.

La malattia quasi non viene direttamente raccontata, ma si riverbera nel rumore delle strade, nel colore dei palazzi, negli uccelli che cantano o attendono, nel merlo sotto la pioggia, nella neve che vedi cadere dalla finestra. Soprattutto negli incontri: la cassiera di banca indurita e la fioraia che presta 20 centesimi, il sorriso che, a partire dal volto dell’infermiera, si propaga come un’onda per gli ambienti, il Natale appassito, il tempo che scorre in un’unica danza. Per due anni e mezzo, sulla soglia del dolore. “Una notte dopo l’altra, una siringa dopo l’altra. Un lungo fiume di preghiere”. Finalmente, la passeggiata liberatoria al parco. Lo scivolo, insieme padre e figlio. “C’era una volta un bambino con suo padre, che scivolava giù da una scivolo”. “C’era una volta un bambino che insegna a suo padre a nascere”.

La collana nella quale il libretto è inserito si intitola “tutt’altro”.
Jesùs Montiel, E il fiore verrà, Capire Edizioni, Forlì 2022, pp 64, € 10,00

a.b

 

 

 Dal fondo dell’Inferno

Un cammino di scoperta della Divina Commedia, proposto ai giovani e non solo

Che cosa ne sarebbe stato del suo viaggio nell’oltretomba, se Dante invece di descriverlo attraverso un grande poema in terzine, l’avesse raccontato con un romanzo? A parte l’inesorabile caduta di stile, ne sarebbe risultata una maggiore facilità di lettura. Anche a persone addestrate ai libri, infatti, accade di inciampare fra le terzine della Commedia; e accade pure che tanti commenti al poema, accurati e dotti, nel tentativo di chiarire il testo finiscano per appesantirne e rallentarne la lettura.                                                                        Ecco dunque la sorpresa, pensata ed elaborata da uno studioso di Dante e suo divulgatore. Franco Nembrini ha presentato per anni la Divina Commedia nelle aule scolastiche e sugli schermi televisivi, e ha prodotto un corposo ed elaborato commento pubblicato in una imponente edizione. Ora, in collaborazione con un insegnante di scuola primaria, se ne esce con una ripresa della prima cantica della Commedia – l’Inferno – presentata con il fascino del romanzo. Ciascuno dei trentatre canti, più quello introduttivo, della prima Cantica del poema, viene presentato attraverso tre livelli, anzi quattro. Come in un grande campo arato, il primo percorso consiste nella seminagione di alcune terzine che fanno gustare il ritmo musicale dei versi di Dante; il secondo percorso è la riscrittura in prosa del testo dantesco; il terzo è un commento scritto in rosso, che rimbalza a intervalli nelle pagine. Ne risulta un racconto vivace, chiaro, attualizzato. Nembrini dialoga con i giovani lettori, come si trovasse in classe o magari attorno a un tavolo a mangiare la pizza. Il testo dantesco emerge nella sua scorrevolezza, i personaggi risaltano nella loro individualità e il lettore procede lestamente alla scoperta di storie e situazioni. Un ‘quarto livello’ è costituito dai disegni, simbolici e figurativi, che offrono al testo scritto una suggestiva ambientazione visiva.                                  A fine anno scolastico, si potrebbe cogliere l’opportunità di presentare – o forse regalare – questa prima Cantica della Commedia a giovani amici, come una lettura da centellinare nel corso della lunga estate. Incontreranno Virgilio guida sapiente e attenta, Paolo e Francesca, Farinata, il conte Ugolino e tanti altri; si sorprenderanno delle storie, delle fantasie, delle immagini, della lingua, dei lampi di genio di Dante. Un percorso di vita, fatto di minacce e speranze, di punizioni e desolazioni, nel disegno drammatico dell’esistenza umana sottoposta al giudizio di Dio.  “Ne abbiamo vissuti di inferni, in questi anni…” scrive Nembrini nell’introduzione. Che ne sarebbe di noi senza il passo successivo del Purgatorio e senza la mèta del Paradiso? Il cammino prosegue: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Angelo Busetto

Franco Nembrini, Gianluca Recalcati, Uscimmo a riveder le stelle. La Divina Commedia raccontata ai ragazzi Vol.1, Inferno. Illustrazioni di Samuele Gaudio, Edizioni Ares, Milano 2022, pp 286 € 20,00

 

FRATELLO DEI MALATI

Accanto a Brescello, il paese di don Camillo, si stende lungo l’argine del Po la località di Boretto, chiaramente individuabile dall’imponente cupolone della Chiesa. In sagrestia il giovane parroco mostra il librone dei battesimi: il 12 ottobre 1880 nasce e viene battezzato Artemide Zatti. E’ un tempo difficile, e in campagna si soffre la fame. L’intera famiglia – padre e madre e sette figli – raggiunge uno zio in Argentina. Qui cerca subito la parrocchia, tenuta dai salesiani. Si apre un nuovo destino per Artemide, giovane di 19 anni, che ben presto domanda di partecipare alla vita dei salesiani. Nella casa di Bernal, vicino a Buenos Aires, il giovane viene colpito dalla tubercolosi. Verrà trasferito a Viedma, località della Patagonia, dove c’è aria buona. In modo inspiegabile, la malattia svanisce e Artemide si trova a prestare servizio a poveri e malati, che soccorre personalmente anche con le medicine della farmacia. Nel territorio viene costruito un ospedale che diventa la casa della totale dedizione di ‘don’ Zatti, il quale non è prete, ma il fratello coadiutore che si prende a carico la salute dei poveri abitanti del circondario, in ospedale e fin nelle case che raggiunge in bicicletta.

Questo libretto, scritto in modo agile e preciso, racconta tanti episodi della sua ‘impresa sanitaria’, unita all’avventura economica di chi confida strenuamente nella provvidenza. Zatti attira l’attenzione e la stima dei superiori e di tutto un popolo. Quando si tratta di decidere chi andrà a Roma alla canonizzazione di don Bosco il giorno di Pasqua del 1934, viene scelto lui. In seguito Zatti vivrà il dramma della demolizione dell’ospedale per iniziativa della diocesi che ha bisogno di nuovi locali per i propri servizi. L’opera ospedaliere viene trapiantata altrove. e la personalità di Zatti cresce in dedizione e apprezzamento. Muore a 71 anni nel 1951. La fama della sua santità non si spegne, finché il 9 ottobre 2022 viene proclamato santo da papa Francesco.  Il libretto, che fa parte di una diffusa collana di santi, costituisce un primo bellissimo approccio – per ragazzi e adulti - a una sorridente figura di cristiano, semplice e attraente.

Enzo Bianco, Artemide Zatti. Parente dei poveri, Elledici 2022, pp 40 € 1,90

Angelo Busetto