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14 aprile 2024 – III.a DOMENICA DI PASQUA, Anno B

Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore

Introduzione del celebrante
In questa terza domenica di Pasqua, Gesù si presenta in mezzo a noi come tra gli apostoli nel cenacolo, e con noi condivide non una porzione di pesce arrostito, ma la sua Parola che spiega le scritture e il suo Corpo e il Suo sangue di Risorto. A Lui affidiamo la nostra vita.

  1. Signore Gesù, donaci gli occhi della fede per riconoscerti in questa Eucaristia mentre spezzi il pane con noi e ti manifesti nella vita della Chiesa,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù Tu ci mostri le tue mani e i tuoi piedi trafitti nei cristiani perseguitati e in tante persone ferite. Converti il cuore di chi opera il male e produce la guerra. Salvaci dall’odio e dalla vendetta,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù sostieni la Chiesa e le famiglie nella libertà di educare le giovani generazioni per un futuro di bene e di pace. Ti affidiamo l’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel centesimo anniversario della sua inaugurazione e tutte le istituzioni educative cristiane

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, secondo l’insegnamento e la testimonianza della Chiesa, ti affidiamo la vita di tutti gli uomini e le donne nel mondo, dal primo sorgere nel grembo materno fino al compimento; ti affidiamo le persone deboli e indifese, quelle sfruttate e violate.

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Padre Santo, ti affidiamo la nostra preghiera di figli per noi e per il mondo. Salvaci con la tua misericordia. Per il tuo Figlio, il Signore Gesù risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli.

GESU’ RISORTO, UN AVVENIMENTO PRESENTE

Gesù si presenta agli apostoli nella concreta umanità del suo corpo risorto: mostra le mani e i piedi trafitti e mangia con loro. Cristo risorto sta ancora accadendo nella vita della Chiesa: lo scopriamo nella liturgia, nella comunione fraterna, nella carità verso il prossimo. Gesù risorto vive in mezzo a noi. Egli dona vita e dignità a ogni uomo e ogni donna, anche i più deboli e dimenticati.  Ci salva dal profondo del nostro cuore liberandoci dal male con la sua misericordia e ci lancia come suoi testimoni nel mondo.

 

Vangelo secondo Giovanni, 3,16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

QUANTO CI HA AMATI

Quanto? Daresti tuo figlio alla morte per salvare qualcuno, per salvare l’intero mondo? Dio è Dio e il suo amore per il mondo, per me, arriva fino a questo punto.  E noi allora, che cosa dobbiamo fare, quale impresa dobbiamo compiere? Basta credere in Lui. Basta accogliere la luce che ci viene incontro. Basta amare la verità che ci supera e ci attrae. Gesù Cristo, una verità accaduta nella storia e che è venuta a intercettare la storia di ciascuno.

Vangelo secondo Giovanni 3,7-15

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

UNA VITA DALL’ALTO

Quella vita nuova di Gesù risorto, come può toccare e cambiare la nostra vita? Come nascere dall’alto? Colui è in alto, in cielo - come usiamo dire – è disceso fino a noi, è poi è stato innalzato al cielo. Lo Spirito di Dio, che ha risuscitato il suo corpo conducendolo ‘in alto’, soffia sulla nostra carne mortale e sulla nostra anima, e genera una nuova nascita. Nel dialogo con Nicodemo Gesù lo chiarirà nei prossimi giorni. Intanto percepiamo il fiato dello Spirito.

Vangelo secondo Luca1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parol

LA SCELTA DI DIO

Conclusa la Settimana di Pasqua, ecco la festa dell'Annunciazione, che dal 25 marzo rimbalza in questa giornata. Il Mistero di Dio entra in azione con una nuova sorprendente iniziativa, aprendo il dialogo con una ragazza di Nàzaret. ‘Infirma mundi elegit Deus’: Dio è andato a scegliere le realtà deboli; ha guardato la povertà della sua serva. Il Figlio di Dio si fa uomo nella volontà, nel cuore, nel grembo di una ragazza. Il metodo di Dio prosegue. Sceglie i pescatori di Cafàrnao, sceglie me e te.

Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

UN INCONTRO CHE ACCOGLIE E LANCIA

Gesù risorto ci incontra nella vita e ci abbraccia nel sacramento della misericordia che abbiamo celebrato nei giorni di Pasqua, e dell’Eucaristia che lo dona nella parola e nel pane spezzato. Il cuore di Dio attraverso Gesù morto e risorto, nella comunità della Chiesa sempre ci accolgono e ci testimoniano la fede, come gli apostoli con Tommaso nel cenacolo. La fede è un incontro personale, un’esperienza vissuta insieme, un cammino di testimonianza della fede, della carità, della misericordia, mentre percorriamo le strade del mondo.

Da TEMPI di aprile 2024
Dagli “anelli di divorzio” di Emily Ratajkowski alle app che “riportano in vita” i cari estinti, questo tempo che ha rinunciato a Dio non sa più cosa inventare per rimediare alla morte

di ANNALISA TEGGI

Emily Ratajkowski mostra gli “anelli di divorzio” su Instagram
La morte dà scandalo, in qualunque forma si incontri. Muore un progetto e muore un gatto, muore il giorno e muore un amore. Perciò non stupisce che l’occhio cada dove l’anima s’accende, cioè su ipotesi di rinascita che cancellino, o almeno edulcorino, il dramma di una fine. Non mancano, anzi sovrabbondano, oracoli assurdi che escono da voci la cui unica autorevolezza è l’aver a disposizione megafoni tanto forti da disturbare le orecchie di tutti.
L’attrice e modella Emily Ratajkowski ha dato nuova vita all’anello di fidanzamento, creando due splendidi anelli di divorzio. È parte del suo processo di rigenerazione per guarire dalla fine del suo matrimonio. Gli esperti di tendenze assicurano che potrebbe diventare un trend di rinascita, l’anello del divorzio.
Ratajkowski è l’esempio perfetto di menzogna placcata oro, frutto di stili di vita talmente privilegiati da sfornare profezie di “vita nuova” senza accorgersi di calpestare l’uomo comune che non ha diamanti così grandi da dividere per moltiplicare gioielli a cui attribuire il potere taumaturgico di una resurrezione post separazione.
Ma l’esercito dei vip guru è talmente in sovrannumero da mettere a disposizione elisir di nuova vita abbordabili anche per il proletariato. La trama è la stessa in tutti i salotti televisivi, nei reel e sulle pagine patinate: un amarcord dei momenti più belli, poi una caduta e poi un appiglio per rialzarsi che suona sempre come il Santo Graal del benessere. Lascio andare la rabbia, uso solo il bianco per arredare la casa, mi circondo di persone positive, adotto animali, dico grazie ad alta voce tre volte al giorno, non mangio più cibi cotti. Parola di attrici, sportivi, cantanti, ex tronisti.

Il documentario Eternal You racconta il tentativo di “far rivivere” le persone defunte con l’intelligenza artificiale
Ed è curioso come questo nostro tempo che ha fatto a meno di Dio sia pieno di contenuti che zoppicano dietro all’unica storia che tiene. Sono tutti vangeli atei in cui a una gloriosa parentesi di vita pubblica segue una via crucis più o meno dolente che poi approda al colpo di reni di una resurrezione fai da te. Tutto a posto, fino alla prossima morte e al prossimo surrogato di rinascita a tempo limitato.
La morte, quella ineluttabile, arriva in ogni caso, ma ci si attrezza per vere e proprie resurrezioni artificiali. Non è una novità il successo delle app che “riportano in vita i morti” e già la serie Black Mirror ne ha svelato potenzialità da incubo. Di recente è stato presentato al Sundance Festival il documentario Eternal You, in cui sono raccolte storie di chi usa quotidianamente strumenti di intelligenza artificiale che riproducono l’esperienza di “stare” con qualcuno di caro che è morto.
Josh, ad esempio, chatta regolarmente con la sua ragazza del liceo, morta prima del diploma per una malattia incurabile. È un’istantanea umana potente: incollati ad avatar che hanno inghiottito e digerito accuratissime banche dati di chi è stato un padre, la nonna, il grande amore. E nessuna pietra che rotoli davvero via dai sepolcri.

Vangelo secondo Marco 16,9-15

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

COLORO CHE LO HANNO VISTO

La settimana di Pasqua si conclude con la veloce sintesi di Marco sulle apparizioni di Gesù risorto. Rimaniamo sorpresi della resistenza a credere ‘di quanti erano stati con lui’. Talmente la risurrezione di Gesù è un avvenimento inatteso e ‘superiore’. Gesù tira dritto: la sua missione in tutto il mondo proseguirà proprio attraverso chi l’ha visto e chi ha creduto ‘a quelli che lo avevano visto risorto’. Un formidabile passaggio di testimone, che giunge a noi attraverso il vento dello Spirito.

Vangelo secondo Giovanni 21,1-14

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

UNA STORIA CHE CONTINUA

Un racconto concreto come una scena dei film del realismo, suggestivo come un gesto di amore, delicato come una carezza. Gesù si svela ai sette discepoli che sembrano fare un passo indietro, ritornando a pescare. I tempi di quel che accade - pesca miracolosa, riconoscimento di Giovanni, nuotata di Pietro, silenzio attorno al fuoco di brace – appaiono come una ripresa di fatti già vissuti. Ma ora è il Risorto che invita a mangiare il pane e il pesce. Una storia che continua.

Oggi il sole splende sul mare e sulla laguna.
Domandiamo che la luce della pace di Gesù Risorto illumini il mondo. 
Grazie a chi potrà unirsi,
da vicino o da lontano,
alla preghiera di ringraziamento
per il mio 60.o di sacerdozio,
che celebrerò
sabato 6 aprile ore 18.30
con la Messa in chiesa a Borgo San Giovanni di Chioggia.
Vieni Santo Spirito 
Vieni per Maria.
don Angelo Busetto
foto: Santuario della Madonna dell'Apparizione, Pellestrina 

Nel riprendere in mano la lettura di queste due poderose interviste redatte nel 1985, si rimane sorpresi a constatarne l’attualità. Due grandi teologi, Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar hanno vissuto il Concilio Vaticano II - anni 1962-64 - l’uno dall’interno come ‘esperto’, l’altro dall’esterno. In maniera diversa hanno inconsapevolmente concorso alla sua gestazione, e poi hanno contribuito alla sua elaborazione e attuazione, coinvolti anche con vicende personali. Angelo Scola, allora insegnante di Cristologia presso l’Università del Laterano, li intervista in un contesto in cui la Chiesa subisce l’urto di un radicale cambiamento della società, mentre gli enunciati del Concilio vengono sottoposti a interpretazioni controverse. Alcuni temi delle due interviste si riferiscono a situazioni del momento, in una precisa immersione nella storia vissuta. Le numerose problematiche che permangono attuali riguardano la concezione della Chiesa e della sua presenza e azione nel mondo, in un tempo in cui il rapporto con la ‘modernità’ viene inteso e praticato in modo diversificato. Negli ultimi decenni e anche al presente, il papato viene contestato ‘all’interno stesso del cattolicesimo’; il concetto di Tradizione viene travisato come fosse l’attaccamento a un passato che non passa; alcuni settori della Chiesa diventano autoreferenziali e il senso della missione decade. Nelle risposte dei due teologi sentiamo vibrare un pensiero profondo, che si muove nell’orizzonte della storia e del mistero vivente della Chiesa; essi reagiscono non come scrittori di pagine scritte e di pensieri astratti, ma come persone che vivono con responsabilità la fede. Particolarmente interessante la riflessione di De Lubac sulla costituzione conciliare riguardante la Chiesa, Lumen gentium; mentre von Balthasar allarga lo sguardo al rapporto con altre culture e forme religiose. La post-fazione del traduttore invita a cogliere una sintesi attorno alla parola ‘Mistero’, inteso come svelamento e comunicazione di Dio che trova compimento in Gesù, per continuare poi nella vita della Chiesa, nell’intento di donare all’uomo una identità filiale e accompagnarlo alla realizzazione del suo destino. Secondo l’assioma di Tommaso d’Aquino il ‘soprannaturale’, pur non appartenendo alla natura umana, ne costituisce però il fine; diventiamo figli nel Figlio Gesù, crescendo nel grembo della Chiesa. Come sempre, il confronto con i grandi teologi del passato e del presente scorre nel flusso della vita della Chiesa donando chiarezza al pensiero e stimolo all’azione.

HENRI DE LUBAC, HANS URS VON BALTHASAR, Conversazione sulla Chiesa. Interviste di Angelo Scola. Traduzione e postfazione di Giorgio Sgubbi, Itaca 2023, pp 192 € 18,00

Angelo Busetto