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Vangelo secondo Matteo 15,1-2.10-14

In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!».
Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!».
Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?».
Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».

GERMOGLIO DI VITA

Le tradizioni inventate dagli uomini – come quelle dei farisei – deformano la religione, non portano frutto e decadono, perché sono formali ed esteriori. Le tradizioni provocate da Dio fioriscono in opere di fede e di carità. Così è la preghiera che il popolo cristiano rivolge a Maria, nel continuo ricordo della sua visita. Accade anche nell’isola di Pellestrina dove Maria è apparsa il 4 agosto del 1716, a protezione del popolo cristiano. La presenza di Maria è germoglio perenne di vita nuova.

Vangelo secondo Matteo 14,22-36

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

CAMMINARE SULL’ACQUA

Finalmente Gesù ha un suo spazio di silenzio e preghiera, la sera. Sul finire della notte raggiunge la barca degli apostoli camminando sul mare. Pietro è così attratto, che domanda di andargli incontro camminando sul mare. Tutta l’avventura è straordinaria, e si conclude con una grande professione di fede da parte di tutti. “Davvero tu sei Figlio di Dio”. Gesù è capace di farci ‘camminare sull’acqua’, con la fede audace e timorosa di Pietro, superando ogni difficoltà e ogni pericolo della vita.

Se i volti si spengono e diventano anonimi sotto la mascherina, gli occhi restano accesi e brillano come stelle. Già prima della pandemia ci avvolgeva un senso di vuoto e di insignificanza. Che cosa vale, che cosa tiene, qual è il senso del vivere? Permane l’inquietudine del cuore, acuita e quasi straziata dalle chiusure e dalle restrizioni della pandemia. Non ci bastano le buone argomentazioni, non ci basta la stesura delle regole, non ci rassegniamo a vivere senza domanda e senza speranza. Il cammino della nostra umanità è irrefrenabile. “Come colmarlo questo abisso della vita?”, si domandava Miguel Manara nel dramma di Milosz, dopo avere spremuto tutti i piaceri della vita. La risposta ci viene incontro non attraverso regole o teorie, ma nello sguardo pieno di tenerezza di Gesù di Nazaret, rivolto alla donna che gli cosparge di profumo i piedi. L’avvenimento della sua presenza nel mondo intercetta coloro che non soffocano il desiderio e il grido del cuore, ma intraprendono un cammino dietro a lui. E’ una strada che dura una vita, attraversa tutte condizioni, si sottopone a tutte le prove, e sbuca ogni volta alla luce. Introduce alla scoperta del Padre, che ci fa essere e ci ama, e ci dona la confidenza dei figli che rinascono dalla sua misericordia. Ci scopriamo figli nel Figlio, il quale ci sostiene attraverso la compagnia di coloro che egli chiama nella Chiesa ad essere segno di Lui. Il rinnovarsi dell’incontro con la presenza carnale di Cristo ci introduce all’esperienza del centuplo quaggiù e ci apre al compimento del nostro destino.
Tutto questo è il cammino dell’uomo, del cristiano, delineato in un libretto che costituisce il contenuto degli Esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione. E’ una proposta che non ha potuto svolgersi ‘in presenza’, ma che si dipana nei mesi dell’estate. Lo si trova allegato al numero di luglio-agosto del mensile Tracce. E’ il lavoro della vita, accessibile a tutti. Perché gli occhi – e i volti – tornino a brillare.
Julian Carron, Il brillio degli occhi – Che cosa ci strappa dal nulla?                     Supplemento al periodico Tracce, luglio-agosto 2020 pp 160 € 4,00

Vangelo secondo Matteo 14,13-21

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

LA SALVEZZA DEL PANE

La vita di Gesù è a una svolta. L’evangelista Matteo ha mostrato Gesù come Maestro, con i due grandi discorsi delle Beatitudini e delle parabole. Ora la morte di Giovanni Battista sospinge Gesù a manifestare con un’azione diretta la salvezza che Egli è venuto a compiere per tutti.
Nella folla che lo raggiunge con molti malati, Gesù intravvede l’invito del Padre: guarisce i malati e moltiplica i pani e i pesci per la folla, coinvolgendo i primi discepoli. La sua azione di salvezza prosegue nel tempo e ora rende noi protagonisti.

Domenica 2 agosto 2020 - XVIII del Tempo Ordinario, Ciclo A

Introduzione del sacerdote

Tu sei con noi o Signore, la tua parola ci raduna e il tuo pane ci fa diventare tuo corpo. A Te ci rivolgiamo con fiducia.

  1. Signore Gesù, come le folle del Vangelo ti veniamo dietro e ti consegniamo speranze e fatiche; il dono della tua parola e l’offerta del tuo Corpo nel pane eucaristico ci sostengano nel cammino,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti affidiamo il Papa, i vescovi, i sacerdoti che ci accompagnano nella fede e ci donano la tua presenza nell’Eucaristia,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti affidiamo coloro che cercano cibo, pace e giustizia. Tu che hai detto: “Date loro voi stessi da mangiare”, aiutaci a condividere con i fratelli il pane, la casa, la fede,

Noi Ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, donaci uno sguardo capace di scoprire la bellezza delle cose e un cuore aperto alle vere amicizie, attenti gli uni agli altri,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Attraverso di te, Gesù, affidiamo al Padre, nell’amore dello Spirito Santo, il nostro bisogno e la nostra preghiera. Tu che vivi e regni …

 

Spunto della domenica

Dopo il dramma della morte del Battista, Gesù cerca un luogo solitario. Le folla l raggiungono ed Egli subito avverte il loro bisogno: “Ho compassione…”. Gesù incontra il bisogno dell’umanità, e vi risponde coinvolgendo i discepoli: pane della carità, pane dell’amicizia, pane dell’Eucaristia. Ci guardiamo intorno, i vicini, gli ‘estranei’ e i ‘lontani’. Vediamo un bisogno di pane, un bisogno di Gesù.

 

 

Vangelo secondo Matteo 14,1-12

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

LA LOTTA TRA LA MORTE E LA VITA

La storia di Gesù è intrecciata con quella di Giovanni Battista, nella dolcezza degli inizi dell’annuncio e della nascita, e nel dramma dell’imprigionamento e dell’uccisione. Il bene subisce l’aggressione del male, che appare vincente. Sarà la storia di Gesù a rovesciare questa logica. La morte di Gesù segnerà la sua consegna al Padre, che conduce il Figlio alla risurrezione e alla vita nuova. Questo cambia il destino di tutti, in particolare per coloro che soffrono e muoiono per il Signore.

Vangelo secondo Matteo 13,54-58

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

IL PRIMO MOTO DELL’ANIMA

Di fronte a una cosa grande o a una persona vera, il primo moto dell’anima è l’ammirazione. Come accade per i bambini che si meravigliano e sorridono. Ma subito l’onda della diffidenza e del sospetto, o addirittura dell’invidia, sommerge e frena il moto di adesione. “Chi crede di essere quello? Noi sappiamo bene da dove viene…”. Gesù chiede per noi la semplicità di cuore, per aderire alla Sua Persona, che il cuore ha fin da subito percepito e riconosciuto.

L'amicizia è un dono, come il sole che s'alza al mattino e permane in cielo fino a sera, e come il torrente che scorre. Ad ogni età della vita il miracolo si rinnova e ti accompagna. L'amicizia è discreta come una bella cosa che c'è e non ha alcuna pretesa di imporsi. Te la trovi accanto come un tesoro. Puoi bussare alla sua porta a qualsiasi ora della giornata, puoi parlare e tacere, raccontare o trattenere un segreto, allontanarti o chiamare qualcuno vicino. 
L'amicizia sorge da antichi percorsi o da incontri improvvisi. Non è solo convergenza di idee e di intese. È accoglienza di tutto quello che tu sei e che l'altro è, è confidenza e fiducia.
Sperimenti nel tempo che l'amicizia non si fonda sulla reciprocità, ma sulla gratuità. Dai senza ricevere e ricevi senza dare. Non è un gioco al pareggio, e ciascuno sperimenta di ottenere vantaggio.
Come un fiume sotterraneo che non si vede in superficie, l’amicizia continua a scorrere e alimenta l'anima.
Ci sono circostanze in cui l'amicizia si apre a una cerchia di persone, mentre in altri tempi l'amicizia non supera il rapporto a due. Ma l'una circostanza non sopprime e non disturba l'altra.
L'amicizia è abitata. Non vive solo per il dono dell'altro, ma per una trasparenza che rivela un'altra presenza, come un mare che scopri pieno di pesci. È strada che conduce sull'altro versante della vita e rivela la presenza del Donatore. L'amico c'è, con la sua persona e la sua storia, senza che tu l'abbia generato e fatto crescere: dono assoluto del Datore dei doni.
L’amicizia è un campo dove trovi un tesoro ancora più grande; ti svela una misura che supera il rapporto reciproco e ti conduce alla casa abitata da un Amico più grande. Percorri tutto il Vangelo in barca con questo amico grande, e quasi non ti accorgi di Lui che dorme a poppa. Vogando e contemplando, lavorando e riposando, soffrendo e godendo, tutto il viaggio della vita svela l’Amico Gesù. Di passo in passo, di onda in onda, di tempo in tempo, sperimenti che il contenuto dell’amicizia e il suo scopo non è l’appiattimento dell’uno sull’altro, né tantomeno il reciproco possesso, ma un cammino alla scoperta dell’Amico che abbraccia tutta intera la vita. Colui che ha detto: “Vi ho chiamato amici”.

Giovedì 30 luglio 2020
San Pietro Crisologo, vescovo e dottore della Chiesa, 380-450

Vangelo di Matteo, 13,47-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

LO SCRIBA SAPIENTE

Lo scriba è il sapiente che studia e indaga le Scritture dell’Antico Testamento. Ora lo scriba viene messo di fronte all’insegnamento di Gesù e alla sua persona. Non dirà più solo le storie passate e la sapienza dei tempi andati. Scoprirà la novità del Vangelo, presenza viva e efficace del Signore che ci parla. Il Vangelo è la novità di ogni giorno, una nuova sorgente, una pianta che rifiorisce nel giardino della vita. Dio ha gettato il seme.

Vangelo secondo Giovanni 11,19-27

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

UN BEL PERSONAGGIO

Santa Marta è entrata nel cliché che la contrappone alla sorella Maria: Marta attiva, Maria contemplativa. In realtà Marta è un personaggio interessantissimo, pronta e vivace. Scopriamo la sua vera fisionomia in occasione della malattia e della morte del fratello Lazzaro. E’ lei che corre incontro a Gesù e lo rimprovera per l’assenza durante la malattia del fratello. E’ lei che fa una bellissima professione di fede: “Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.