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Venerdì 10 maggio 2019 San Giovanni d’Avila, sacerdote e dottore della Chiesa, Spagna 1499-1569

Vangelo secondo Giovanni 6,52-59

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

CARNE E SANGUE

E’ impressionante come Gesù desidera che noi siamo uniti a lui: non solo con il pensiero, la decisione, l’affetto, ma con un’unione che coinvolga la nostra partecipazione fisica per poter accogliere in noi la dinamica del suo corpo risorto, fino a mangiare la sua carne e a bere il suo sangue! Per rendere possibile questo, egli trova modo di rendersi presente nel segno del pane e del vino. Se non fosse per la decisione e la chiarezza con cui Gesù parla, come potremmo crederlo?