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Venerdì 15 febbraio 2019 San Claudio de la Colombière 1641-1682

Vangelo di Marco 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!»

UDIRE E PARLARE

Questo è un miracolo che svela il valore e l’importanza dell’ascolto e della parola. San Paolo ricorda che non si può credere senza l’annuncio e senza l’ascolto. Il sordomuto guarito, non solo ci sente, ma proclama il miracolo, insieme con gli altri che sono con lui. La gratitudine, la testimonianza, l’annuncio esprimono la bellezza e la novità dell’incontro con Cristo e ne rendono partecipe il mondo. Quale altro scopo, quale altro compito più significativo di questo?