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Professor Anton Maria Scarpa – 15 novembre 2016

imageCelebrazione dell’Eucaristia per il funerale

Possiamo scorgere i tratti di queste Beatitudini evangeliche nel volto e nel cuore, nella vita e nell’opera di AntonMaria? AntonMaria, il nome così chiaro e caratteristico con il quale immediatamente egli si identificava. Lasciamo alla misericordia del Signore ogni valutazione e ogni giudizio. A noi spetta il compito e quasi il dovere di accogliere la testimonianza delle persone che Egli ci dona e con le quali accompagna la nostra vita e la storia del mondo.
Le beatitudini di AntonMaria: mite e combattivo, povero di spirito e ardente, disposto a piangere con chi piange e a condividere la gioia del prossimo, puro di cuore e affamato e assetato di giustizia e di carità, e forse in una certa misura anche perseguitato.
Nella grande avventura umana il Signore accompagna i suoi figli, accompagna noi, attraverso testimoni e maestri. La città di Chioggia ne è stata grembo, e il nome di Anton Maria – come ricorda un amico – fin dall’inizio va associato alla ‘militanza nella ‘vecchia Gioventù di Azione Cattolica, quella combattiva dei tempi di Casson, Bighin, Cavallarin, Dughiero, don Bernardinello’: questi e altri nomi che hanno forgiato l’identità della nostra città e della nostra Chiesa. E’ proseguito poi in una vita fervida e intensa, nelle tante dimensioni che costituiscono la personalità di un uomo, sposo e padre, studioso e maestro, cristiano e cittadino.

Tutto trae origine dal cuore. Trae origine dal dono che Dio ci ha fatto creandoci e donandoci a noi stessi. Nello stesso tempo, tutto trae origine dalla rinnovata sorgente di vita che sgorga dalla fede, dall’incontro con Cristo, dalla passione per il suo Vangelo e la sua Chiesa.
Ci sono due tratti che porto vivamente impressi e che diventano richiamo per me e per tutti.
Il primo è il tratto affettuoso della sua personalità e il suo sorriso; la sua simpatia per l’umano, per l’altro, la capacità di valorizzare, di apprezzare, di lanciare. Davanti a lui ti pareva veramente di essere importante, di valere, di essere qualcuno. E questo capitava per chiunque lo incontrasse, giovane o adulto, con una vigilanza e una accoglienza sorprendente. Veramente si poteva dire che egli riteneva l’altro come un bene per sé. Questa simpatia per l’umano, per ogni persona, è un grande insegnamento e un richiamo per noi e per tutti
Ma credo che occorra scoprire una radice profonda e semplice, che ha continuato a fiorire fino all’ultimo. Chi di noi, frequentatori abituali della Messa in Cattedrale, non ricorda la presenza di AntonMaria alla Messa, anche con la carrozzina, anche con la fatica della malattia? Il sacerdote doveva essere attento e solerte a raggiungerlo per donargli il Corpo di Cristo che egli accoglieva con un sorriso.
Perché è a Cristo, è al suo Corpo vivo – la Chiesa - che noi apparteniamo. E’ la sua presenza nel nostro mondo che è inizio e fermento di un mondo nuovo e di un cielo nuovo, quella società nuova e giusta desiderata da AntonMaria. Quello che proprio la liturgia di questi giorni, al compiersi dell’Anno liturgico, ci annuncia.
La nostra vita, la nostra opera, rimane efficace qui in terra, nelle sementi che Cristo pone nei padri e maestri e che fruttifica nella vita di altre persone che la accolgono e la rivivono: noi stessi, figli e amici di questi Maestri e Padri.
Ma è realizzazione e compimento sono opera di Cristo stesso: i cieli nuovi e la terra nuova sono opera delle sue mani. Attraverso le mani e il cuore di Maria, Madre del Signore, affidiamo il carissimo AntonMaria a questo cielo e a questa terra, al cuore stesso di Dio, al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo affidiamo, perché in Lui si compiano le aspirazioni, i desideri, la dedizione di quest’uomo del quale portiamo viva e grata memoria.

Testi biblici:
Matteo 5, Beatitudini
Apocalisse 21, Cieli nuovi e terra nuova