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Domenica 17 luglio 2016 – Il Vangelo di Marta e Maria

Marta e Maria orazioneorto2Marta e Maria

MARTA

E MARIA:

GESU’

in

CASA

TUA

Mettiamo che Gesù si autoinvita oggi a casa tua. Tu sei una donna di famiglia, hai lavorato fuori mezza giornata, torni, sbrighi varie cose in casa; suona il campanello, Lui entra.

Sei un’impiegata, torni stanca e te lo trovi lì seduto al tavolo. Sei un.una giovane, stasera esci con gli amici e sei venuto.a a casa a cambiarti e Lui è lì. Sei un prete, stai pensando al Vangelo di domenica, che parla di Marta e Maria che hanno Gesù in casa loro.

Marta si dà da fare per preparargli una buona cena, Maria gli si pianta davanti ad ascoltarlo.Allora, che faresti? Stasera avevo altro da fare; dovevo riposarmi; stare in divano a bermi casualmente la tv; cercare qualcosa sul tablet; un’occhiata al computer; chattare con gli amici. Avevo un lavoro da completare: scrivere un articolo, combinare una faccenda; incontrare un parente.

Se stasera trovo Gesù in casa, che faccio? Lo guardo, lo ascolto, gli faccio domande: su questi giorni, gli incidenti, le cose che capitano. Il destino. Questi giovani. L’Isis, gli attentatori, la mafia, Provenzano, Nizza, la Turchia...

Cancella: niente domande. Lo guardo, stiamo in silenzio, ascolto. Dice San Cipriano: Nulla anteporre all’amore di Cristo. San Benedetto ha ripreso la frase, proponendosi di viverla lui e farla vivere a chi lo cercava.

I preti hanno da discutere di pastorale, come correggere la Chiesa e come salvare il mondo. Discussioni a tavola, o passeggiando, predicando, scrivendo, intervenendo nei siti. Non abbiamo tempo per pregare, ci pare anche sprecato pregare, con tutto quel che c’è da fare. Chi salva la nostra parrocchia, i giovani, le famiglie, senza di noi?

Il lavoro di Marta è importante, se no, cosa si mangia? La sorella Maria pare non si renda conto che c’è  fare in casa, in parrocchia, nei gruppi. Bisogna lavorare!!! Perché lavoriamo? Per chi lavoriamo? Che cosa dà gioia al lavoro? C’è un’attrattiva, uno scopo a lavorare? Che cosa dà compimento, quando tutto resta sempre incompiuto, limitato? Niente che riempia il cuore, nemmeno se fai un’opera d’arte o dipingi un capolavoro Per che cosa spendere la vita, i diciotto anni o i novantacinque, se poi prendi il treno che si scontra con l’altro o vai in vacanza a vedere i fuochi d’artificio a Nizza? Cosa conta la vita che abbiamo; dove va? E’ bene guardare in faccia Gesù, stare davanti a Lui ascoltandolo come Maria e/o lavorando come Marta, facendo tutto mentre Lui continua a parlare, fare i miracoli, a consolare e abbraccia , ad amare e salvare. La vita è una sola, ha una sola nascita e una sola morte, ha uno scopo solo. La vita attende una sola felicità, che ha il Volto e il Cuore di Colui che ci ha creati e ci ama per l’eternità.

 

1 pensiero su “Domenica 17 luglio 2016 – Il Vangelo di Marta e Maria

  1. don Angelo Busetto

    Gesù a casa mia? A me viene in mente mio marito che torna a casa stanco dal lavoro: non è forse accogliere Gesù? Stirare le magliette ai figli che appena tornati scappano di nuovo fuori casa con gli amici, non è accogliere Gesù? Trovare degli amici in casa tornando dal lavoro, non riempie di gioia sapendo che il Volto di Cristo passa attraverso di loro?

    Certo, Cristo in casa nostra lo accogliamo ogni giorno, dalla preghiera del mattino fino all'ultima lavatrice della sera. Consapevoli? Non sempre e non in ogni istante, ma con il desiderio di accoglierLo quando un amico ti aiuta a far memoria della presenza di Cristo che ci cammina accanto e ci sorregge.

    Maria seduta ai piedi di Gesù sembra ricordare a Marta il perché del suo daffare. Lavorare facendo memoria diventa un lavorare lieto anche nella fatica. Ricordo una parola ascoltata in una conferenza via internet, "contemplAttiva": metà Marta e metà Maria, anzi... Marta con l'atteggiamento, il cuore e lo sguardo di Maria.
    Ho ancora negli occhi (e nel cellulare) la foto di quella celletta del Convento di San Marco a Firenze con l'affresco di Marta e Maria e nello sfondo gli apostoli con Gesù nell'orto degli ulivi. Uno lavora, ma il cuore è con Gesù, o almeno dovrebbe esserlo.

    Non so se, trovando a casa mia Gesù risorto gli farei domande, di sicuro mi verrebbe da abbracciarLo, anche se con molto timore e tremore, magari gli sfiorerei solo il mantello dicendo un timido grazie, lacrimando. Non credo riuscirei a parlare.
    Comunque non serve fantasticare ma stare al reale, a tutte le volte che quotidianamente Cristo ci fa visita. Che bellezza e che gratitudine.
    Oggi come allora, siamo suoi amici come lo erano Marta e Maria e di questo siamo grati e debitori di una grande grazia. La sua è un'amicizia fedele, un'amicizia che infiamma e trascina, che non lascia indifferenti, travolge ogni circostanza, persino il modo di far vacanza e di lavorare.

    Possiamo discutere e avere mille domande da porre a Gesù, dai fatti personali alle tragedie del mondo come quella di Nizza eppure non è delle risposte che abbiamo bisogno, ma della Sua presenza , del suo abbraccio, delle Sue ferite che ci salvano per sempre. Abbiamo bisogno che la nostra vita abbia come orizzonte l'eternità, la felicità che dura per sempre, e che nessun attentatore può togliere.

    Abbiamo una grande speranza, una speranza certa, quella speranza che Marta e Maria hanno sperimentato in casa loro più di duemila anni fa e che continua a persistere. Lavorare? Contemplare? Guardando Cristo e muovendoci per Lui siamo certi della felicità. Il mondo, noi, abbiamo questa grande speranza.

    Una lettrice

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